

... una lunga ed affascinante storia che risale all’anno 1.100!
Il frantoio ipogeo di Ostuni, dove oggi si trova il ristorante Caffè Cavour, ha una lunga storia che risale all’anno 1100. Originariamente, il frantoio era usato per la produzione di olio d’oliva, che veniva nascosto in questi spazi sotterranei per proteggerlo dai saccheggiatori. Negli anni, la struttura è stata restaurata per conservarne l’atmosfera storica, mantenendo elementi originali come le vasche di decantazione dell’olio e il cunicolo utilizzato per il trasporto delle olive.
Dal 1999, il frantoio è stato trasformato in un ristorante, grazie al lavoro di Fabrizio Nacci, che ha curato la sua trasformazione in uno spazio moderno pur rispettando l’importanza storica del luogo.
Oggi, il Caffè Cavour è un punto di riferimento culinario in cui tradizione e innovazione convivono, offrendo piatti tipici pugliesi realizzati con ingredienti locali.
Le case in Corso Cavour a Ostuni erano in origine costruite a un livello più alto rispetto alla strada.
Quando è stato creato Corso Cavour, il livello della strada è stato abbassato per facilitare il passaggio, soprattutto in un’area collinare dove l’accesso poteva essere difficile.
Dopo questo abbassamento del livello stradale, le case che prima avevano ingressi direttamente sulla strada si sono ritrovate a un’altezza maggiore rispetto al nuovo piano di Corso Cavour. Per questo motivo, è stato necessario ampliare i gradini e le scale esistenti per consentire l’accesso agli ingressi, che ora risultano più in alto rispetto al livello della strada.
Questo intervento urbanistico è un esempio di come le città storiche si siano adattate ai cambiamenti nel corso dei secoli, mantenendo al contempo le loro caratteristiche distintive.
Ostuni, insieme ad altre città pugliesi, svolgeva un ruolo cruciale nella produzione dell’olio lampante prima dell’avvento dell’energia elettrica.
L’olio lampante era un tipo di olio d’oliva di qualità inferiore, utilizzato principalmente per l’illuminazione, da cui deriva il termine “lampante”, e meno per l’alimentazione.

Produzione e Utilizzo dell’Olio Lampante
Durante il periodo pre-elettrico, l’olio lampante era una risorsa fondamentale per alimentare le lampade a olio, che servivano per illuminare case, strade e edifici pubblici.
Ostuni, con i suoi numerosi frantoi ipogei, contribuiva alla produzione di grandi quantità di olio.
I frantoi sotterranei erano ideali per la conservazione dell’olio poiché il loro ambiente fresco e stabile aiutava a preservarlo meglio. Anche se l’olio lampante non aveva la purezza dell’olio extravergine, la sua disponibilità e il suo costo ridotto lo rendevano essenziale per l’illuminazione domestica e industriale.
L’olio lampante prodotto in Ostuni e in altre città pugliesi veniva esportato in varie parti d’Italia e d’Europa, in particolare verso i paesi del nord Europa, dove veniva utilizzato nelle lampade a olio per strade e abitazioni.
La Puglia era una delle principali regioni produttrici di olio per illuminazione, e questo commercio contribuì notevolmente all’economia locale.
In sostanza, l’olio lampante di Ostuni rappresentava una delle risorse energetiche più importanti del tempo, prima che l’energia elettrica diventasse ampiamente disponibile, e la sua produzione è legata strettamente alla storia agricola e commerciale della città.
Il porto di Villanova, situato sulla costa di Ostuni, svolgeva un ruolo fondamentale nell’economia locale durante i secoli passati, quando l’olio lampante e altri prodotti agricoli erano risorse chiave per il commercio.

Esportazione dell’Olio Lampante
Come Ostuni era un importante centro di produzione dell’olio d’oliva, in particolare dell’olio lampante, il porto di Villanova era il principale punto di partenza per l’esportazione di questo prezioso prodotto verso il nord Europa e altre regioni italiane.
Navi mercantili caricavano l’olio prodotto nei frantoi ipogei e lo trasportavano verso paesi come la Francia, l’Inghilterra e i Paesi Bassi, dove era molto richiesto per l’illuminazione.
Commercio Agricolo
Oltre all’olio, il porto serviva per l’esportazione di altri prodotti agricoli locali, come grano e vino. La Puglia era una delle principali regioni agricole del Regno di Napoli, e il porto di Villanova fungeva da scalo strategico per l’imbarco di queste merci verso altri porti del Mediterraneo.
Difesa Costiera
Durante i secoli, Villanova non era solo un porto commerciale, ma aveva anche una funzione difensiva. Con la costruzione del castello di Villanova (Torre San Leonardo) nel XV secolo, il porto divenne parte del sistema difensivo contro le incursioni saracene e piratesche.
Questa protezione era cruciale per garantire il sicuro trasporto delle merci da Ostuni e le zone limitrofe.
Collegamento con l’entroterra
Il porto di Villanova non era solo un punto di partenza per i prodotti, ma anche una porta d’ingresso per merci importate da altre regioni e dall’estero. Grazie alla sua vicinanza a Ostuni e ad altre importanti città agricole, Villanova agevolava lo scambio commerciale tra l’entroterra pugliese e il resto del Mediterraneo.
In sintesi, il porto di Villanova era un nodo vitale sia per il commercio marittimo, in particolare dell’olio lampante, sia per la difesa della costa, rappresentando una risorsa fondamentale per l’economia di Ostuni e della regione circostante.